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L'animazione turistica nella crisi da coronavirus

Uno dei settori fortemente penalizzati dall’emergenza sanitaria è quello dell’intrattenimento, legato sia al mondo dello spettacolo che al mondo dei matrimoni, delle cerimonie e del divertimento.

mergenza liquidità anche per gli animatori turistici che in un appello comune di tre associazioni sottolineano come “in questa drammatica emergenza Covid-19 ci troviamo ad essere gli ultimi della fila, consapevoli di esserlo, poiché tutte le nostre attività di animazione e intrattenimento si basano proprio sul nemico del momento, l’assembramento di persone. Questo però non significa non poter continuare ad esistere dopo un lungo periodo di inattività forzata. L’animazione turistica e territoriale si è trovata a dover affrontare unazzeramento improvviso del fatturato. Pienamente coscienti che, in un momento di emergenza sanitaria, non possiamo che attendere direttive ben precise dalle istituzioni, proprio per poter garantire ai nostri clienti il massimo della sicurezza relativamente ai nostri servizi, sottolineiamo, purtroppo, che le nostreimprese sono totalmente fermee senza un orizzonte temporale per programmare una riapertura delle attività”

La nota prosegue evidenziando che “effettuare un servizio di animazione e intrattenimento significa pianificare, impegnare personale e materiali e svolgerlo, molto spesso, in luoghi sempre diversi. A maggior ragione, nei casi di animazione turistica, il personale va selezionato, formato ed inviato nelle strutture turistiche che, ad oggi, non sappiamo quando e come riapriranno. A poco valgono i contratti firmati per i nostri servizi poiché, qualora le strutture turistiche potessero riaprire ma con regole di contenimento sanitario molto rigide, saremmo i primi ad essere eliminati, peraltro giustamente da un punto di vista di sicurezza. Siamo legati alla stagionalità estiva per il 70% del nostro fatturato (in alcuni casi anche il 90%), mentre un 50% del fatturato per il territoriale viene svolto tra marzo e luglio (con l’animazione per le comunioni e altre cerimonie,  feste di compleanno,  gite, ecc.)”.

La nota si conclude esprimendo forte preoccupazioni per il silenzio delle istituzioni e sottolineando che “nessuno di noi è stato ancora interpellato per un confronto sulle necessità indispensabili per riavviare le attività in maniera strutturale. Abbiamo bisogno di un intervento ad hoc che ci consenta di rimanere in vita fino alla fine dell’emergenza. Abbiamo bisogno di liquidità immediata, non a debito ma a fondo perduto, di traslare le imposte fino a dicembre 2021, introducendo sgravi contributivi per le nuove assunzioni, trasformare i crediti pregressi (ancora da incassare) e gli investimenti in tecnologia e rinnovamento in crediti d’imposta, abbassare l’Iva dal 22 al 10% ed introdurre esenzioni per le tasse territoriali. Inoltre, abbiamo individuato una serie di interventi per riprogrammare una ripartenza di qualità del settore, con regole più agili e specifiche, e la realizzazione di un unico Ccnl agevole per le aziende e che tuteli i lavoratori”.




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